Esaustivi e dettagliati appunti di neurologia per il corso omonimo di scienze motorie, ma utili anche per chi studia psicologia: si trattano le basi neurologiche del comportamento, dal neurone, al sistema nervoso, con spiegazioni della sua anatomia, funzionamento e danni causati da lesioni e patologie.
Neurologia
di Irene Mottareale
Esaustivi e dettagliati appunti di neurologia per il corso omonimo di scienze
motorie, ma utili anche per chi studia psicologia: si trattano le basi neurologiche
del comportamento, dal neurone, al sistema nervoso, con spiegazioni della sua
anatomia, funzionamento e danni causati da lesioni e patologie.
Università: Università degli Studi di Palermo
Facoltà: Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze
Motorie
Esame: Neurologia
Docente: Scienze Motorie1. Il sistema nervoso: funzioni e caratteristiche
FUNZIONI:
• Fornire le sensazioni sull’ambiente sia interno che esterno
• Integrare le info sensoriali
• Coordinare le attività volontarie ed involontarie
• Regolare e controllare le strutture periferiche (come il muscolo)
• Pensare, ragionare ed avere autocoscienza
DISTINGUIAMO:
• SNC costituito dall’encefalo, racchiuso nella scatola cranica e dal midollo spinale contenuto invece nel
canale vertebrale.
• SNP costituito dai nervi periferici (nervi somatici, viscerali e autonomici)
La differenza tra il SNC ed il SNP è che nel sistema nervoso centrale avviene l’integrazioni delle afferenze
sensitive; mentre il sistema nervoso periferico ha soltanto il compito di trasmettere il segnale.
ELEMENTI FONDAMENTALI :
• le cellule nervose, i neuroni, unità fondamentale del SN
• i collegamenti: sinapsi
• la protezione: il neurone è protetto da una guaina che isola il nervo, guaina mielinica, che permette una
maggiore rapidità nella trasmissione dell’impulso
• il linguaggio: questi neuroni comunicano tra di loro attraverso i neurotrasmettitori che sono diversi e che
danno una codifica diversa al neurone post-sinaptico.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 2. Il neurone
Il neurone fu detto tale da Santiago–Cayal.
Alla fine del secolo scorso (‘800) il primo ad individuare la rete nera del Golgi è stato Camillo Golgi con
una colorazione argentofila. Egli vide questa rete a livello della corteccia cerebrale colorata di nero che si
impregnava di argento e pensò che questi erano gli elementi fondamentali costitutivi del tessuto nervoso
però non riuscì ad individuare l’unità elementare di ciascuno.
Fù Ramon Cayal ad individuare che non era una rete nervosa ma erano singoli neuroni a costituire questa
rete.
Il primo studioso a scoprire le sinapsi fu Sherrington.
In un primo momento quello che si pensava era che queste sinapsi fossero soltanto elettriche: negli anni 30 –
40 Eccles era convinto che la trasmissione avvenisse elettricamente perché lui registrava un potenziale post-
sinaptico; quindi la modalità di comunicazioni intercellulare era elettrica.
Nella membrana post-sinaptica in realtà si registra:
• POTENZALE POST-SINAPTICO ECCITATORIO
• POTENZIALE POST-SINAPTICO INIBITORIO
L’unica differenza che c’è tra i due tipi di sinapsi sta nel terminale pre-sinaptico per cui:
• nelle eccitatorie le vescicole sono più tonde
• nelle inibitorie le vescicole sono più piatte
Ogni neurone non riceve soltanto una sinapsi eccitatoria o una sinapsi inibitoria ma ha afferenze che sono
sia eccitatorie che inibitorie. Il neurone non fa altro che una azione computazionale ovvero un meccanismo
di sommazione algebrica di impulsi.
In realtà fu lo stesso Eccles che nel ’44 si rese conto che forse qualche cosa non andava bene in quello che
lui aveva scoperto: l’elettricità del neurone c’era, e nessuno la metteva in dubbio, però la trasmissione in
realtà non era elettrica e si dichiarò a favore della trasmissione chimica.
Quindi si passa al concetto del cervello chimico, in quanto emozioni, sensazioni, umore, pensiero sono tutti
chimici anche se il problema è come correlare una sostanza chimica ad un comportamento ad un pensiero ad
uno stato mentale o patologico.
Non ci sono soltanto neurotrasmettitori, una importante distinzione da farsi è:
• NEUROTRASMETTITORI: trasmettono l’informazione (Dopamina ; Acetilcolina)
• NEUROMODULATORI: modulano l’informazione, non hanno una vera e propria capacità di
trasmettere ma hanno solo la capacità di modulare le sinapsi eccitatorie ed inibitorie (Noradrenalina,
Serotonina, Ormoni).
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 3. Tipi, funzioni e classificazione dei neuroni
TIPI DI NEURONI:
• unipolari
• bipolari
• multipolare
• altro
FUNZIONI:
• ricevere le informazioni (INPUT) dall’ambiente interno ed esterno
• integrare le informazioni
• condurre il segnale agli altri neuroni
• trasmettere il segnale
CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE:
• neurone afferente (sensitivo o sensoriale che sia)
• neurone centrale che integra ed associa (come l’interneurone)
• neurone efferente o motore
MECCANISMO D’AZIONE:
1. codifica del segnale
2. trasmissione
3. conduzione
4. fenomeno chimico
5. accoppiamento elettrochimico
6. partenza elettrica
RETICOLI NEURONALI, possono essere:
• in serie (meccanismo a feedforward ovvero che va in avanti)
• in parallelo (meccanismo a feedback o riverberante per cui ciascuno attiva tutti e ritorna al primo)
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 4. Vita dei neuroni
Il neurone adulto non può rigenerare.
I neuroni ad un certo punto muoiono per diversi casi:
• per la così detta morte neuronale programmata
• per fatti genetici
• perché viene meno il fattore di crescita del tessuto nervoso
• perché mancano determinati fattori trofici nell’ambiente circostante che fa si che il neurone muoia.
La tipica patologia in cuoi muoiono i neuroni corticali è la DEMENZA DI ALZHEIMER
La sopravvivenza dei neuroni è legata alla loro corretta informazione quindi deve essere giustamente
sollecitato, (deve essere esercitata la memoria, movimenti).
Nei primi 8 mesi di vita embrionale, fetale si formano molti più neuroni rispetto a quelli che realmente si
avranno. Qualche giorno prima della nascita, la loro produzione si blocca. Quelli formati in questo periodo
serviranno tutta la vita.
I neuroni che falliscono le connessioni, muoiono; soltanto se vengono connessi alla rete ed ad essa
rimangono connessi possono sopravvivere.
- La morte del neurone comincia a 30 – 40 anni.
- Le cellule che sopravvivono stabiliscono nuove connessioni con altre cellule.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 5. Plasticità neuronale
Alla base di tutto c’è la PLASTICITA’ NEURONALE che non è altro che il rimodellamento delle vecchie
sinapsi e la costruzione di nuove sinapsi. Tutto questo può avvenire grazie allo “spraunting assonale” ovvero
alla formazione di nuovi bottoni sinaptici per cui l’assone deve necessariamente dare delle diramazioni; tale
sprauting assonale può essere possibile grazie alla presenza di proteine.
Per PLASTICITA’ si intende qualsiasi cambiamento persistente nel tempo delle proprietà funzionali di
singoli neuroni o aggregati neuronali.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 6. Plasticità cerebrale
La plasticità può essere :
• di apprendimento: è a lungo termine per cui si hanno modificazioni strutturali e morfologiche
• di adattamento motorio: è una plasticità a breve termine che poi va esaurita nel momento stesso in cui si
è messa in atto.
Per adattamento motorio noi intendiamo il movimento che viene adeguato ed adattato alla situazione nuova
che può insorgere: esempio se io sto correndo, e mi si presenta davanti un blocco di cemento, o continuo la
mia corsa ci sbatto e cado oppure faccio un salto e supero l'ostacolo. Quindi l'adattamento motorio è un
fatto assolutamente istantaneo.
Da ciò si può capire che l'adattamento motorio non può realizzarsi per le connessioni di nuove sinapsi non
c'è il tempo materiale, può essere: un cambiamento involontario e quindi un'attività riflessa, può essere un
cambiamento automatico.
Poi c'è la plasticità dopo la lesione, lesione che può essere di qualsiasi tipo, dal trauma agli eventi acuti
come l'ictus, è in questo caso c'è una plasticità anzi è il cervello che in qualche modo si adatta per recuperare
la lesione.
La plasticità a breve termine è la modifica funzionale soltanto di quella sinapsi; tale plasticità viene detta
anche facilitazione a breve termine o depressione a breve termine. La plasticità a breve termine si esaurisce
nell'arco di pochi secondi, nel momento in cui si determina
La plasticità a lungo termine è stata scoperta nell'ippocampo è anche la sede della memoria; i recettori sono
soprattutto quelli del glutammato gli NMDA; le modificazioni di lunga durata vengono dette:
• long term depression
• long term potentiation
(cioè il contatto tra due sinapsi può essere potenziato o può essere depresso).
Quindi quelle a breve termine si esauriscono nell'arco di pochi secondi, nel momento in cui si determinano;
quella a lungo termine è quella che ti dura minuti, ore, settimane, mesi, anni.
Se c'è un rafforzamento del contatto sinaptico, quel neurone viene cooptato per espletare la funzione, se c'è
l'indebolimento del contatto sinaptico quel neurone non viene cooptato per espletare la funzione. Se non
viene cooptato la prima, alla seconda, la terza, la quarta, la quinta, la decima, la centesima volta, a un certo
punto viene eliminato in quanto non serve. Da ciò ne deriva una riduzione del potenziale post-sinaptico o ho
un aumento del potenziale post-sinaptico.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 7. I meccanismi per la plasticità
1. rimodellamento sinaptico e sprauting dendritico (creazione, crescita)
2. neosinaptogenesi: costruzione di nuove sinapsi (plasticità dopo la lesione, plasticità a lungo termine)
3. attivazione o smascheramento di sinapsi latenti: su un neurone convergono centinaia di migliaia di
sinapsi ma alcune sono latenti cioè non sono funzionanti. Nel momento in cui si perde un neurone, un
circuito, queste sinapsi latenti nei neuroni sopravvissuti possono risvegliarsi e assumere la funzione che era
stata persa da altri . Quindi abbiamo un margine di salvezza
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 8. Il cervello
Il cervello è un organo che governa tutte le nostre funzioni, è costituito dai neuroni che comunicano tra loro
mediante connessioni sinaptiche.
Il cervello è costituito da due emisferi identici tra di loro anche se poi sono deputati a funzioni diverse; tra i
due emisferi c'e una profonda scissura interemisferica che li divide e che in fondo presenta il corpo calloso
che serve come zona di passaggio delle fibre commissurali interemisferiche.
Il cervello si divide in lobi: lobo frontale, lobo occipitale, lobo parietale, lobo temporale.
Il cervello possiede solchi e circonvoluzioni sulla superficie delle emisferi cerebrali proprio per estendere la
sua superficie corticale e quindi allargare il numero delle sue connessioni neuronali e interneuronali. Infatti
il cervello è un organo abbastanza piccolo che sta dentro la teca cranica e la presenza di questi solchi e
queste circonvoluzioni serve per estendere la sua superficie quindi le sue capacità, le sue proprietà, le sue
possibilità di funzionamento.
La più profonda scissura è la scissura di Silvio.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 9. Funzioni cerebrali
Ogni zona del cervello svolge una particolare funzione.
L'area motoria primaria è situata davanti al solco di Rolando, il quale divide il lobo frontale con il lobo
parietale. Quindi sicuramente il lobo frontale assolve alla funzione motoria.
Mentre la porzione post-Rolandica, lobo parietale, è invece l'area sensitiva primaria.
Il lobo occipitale governa il senso della vista mentre il lobo temporale prevalentemente governa il senso
dell'udito.
Per quanto riguarda il linguaggio è un'aria molto estesa, ma l'area che assolve soprattutto l'aspetto motorio
verbale è nel piede della circonvoluzioni frontale, della seconda circonvoluzione frontale.
Tutta l'area parietale posteriore ha una funzione così detta associativa, in essa arrivano una serie di
informazioni che provengono anche dalla vista, dal lobo temporale, dal lobo occipitale, dal lobo parietale,
dall'area sensitiva, e che poi integra queste informazioni sensitive anche con la risposta motoria.
La porzione più anteriore del lobo frontale è la parte più dedicata al pensiero, al ragionamento,
all'intelligenza, al carattere: la cosiddetta mente.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 10. Come si studia il cervello
• Attraverso la forma, e quindi grazie alla risonanza magnetica funzionale che consente di attivare
determinate aree del cervello mentre si estrinseca una funzione (esempio mentre si parla si attivano le aree
del linguaggio)
• Attraverso le molecole, e quindi grazie alla biologia molecolare che appunto studia la trasmissione e
quindi i trasmettitori
• Attraverso le interazioni, e quindi grazie alla elettrofisiologia o neurofisiologia (nell'animale, quando
Penfield ha scoperto l'Homunculus Penfeldiano, ovvero la rappresentazione dell'homunculus nella corteccia
motoria, stimolò determinate aree, avendo determinate risposte)
• Attraverso i comportamenti: etiologia, psicologia. Altri studi sul comportamento sono stati quelli
neuropsicologici e lesionali.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 11. Primi studi sul cervello
Come si faceva prima a capire che un'area (motoria, del linguaggio, aree prefrontali) serviva a determinate
cose?
Attraverso le osservazioni di tipo neuropsicologico: nel senso che se si aveva un soggetto che aveva una
lesione in una determinata area cerebrale, si vedeva quali erano i risultati di questa lesione.
Esempio il famoso uomo di Cudg a cui un un palo metallico aveva attraversato il cranio, proprio nel lobo
frontale e nelle aree prefrontali; quest'uomo poteva camminare, poteva fare praticamente tutto, però non
vedeva. In più aveva cambiato alcuni aspetti della sua personalità, cioè era diventato disinibito, sboccato,
questo significa in qualche modo che le aree prefrontali devono servire al controllo del comportamento, a far
sì che un individuo abbia una capacità di inibizione.
Questo era uno dei modi per potere pervenire alla funzione di un'area cerebrale.
I modelli di studio quindi erano:
• lesionali (uomo, primati, gatto)
• cartografia funzionale pre-intraoperatoria
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 12. Metodi odierni di studio del cervello
Oggi le modalità per poter approfondire la funzione del cervello sono due:
La TMS, stimolazione magnetica transcranica che dovrebbe essere più o meno l'equivalente di quello che
era la stimolazione fisiologica, con elettrodi intracerebrali; la stimolazione con elettrodi intracerebrali la
possiamo fare solo negli animali oppure durante le fasi operatorie, quando c'è il cranio aperto, ma
normalmente noi non possiamo andare a stimolare con elettrodi dentro nostro cervello, sia perché non è
etico sia perché faremmo soltanto danno.
Con la stimolazione magnetica transcranica, invece, non abbiamo bisogno di aprire la teca cranica e
stimolare direttamente le aree cerebrali, possiamo stimolare in superficie.
Prima c'era anche un altro modo di stimolare che era la stimolazione elettrica transcranica, cioè stimolare
elettricamente la superficie del cuoio capelluto e avere determinate risposte: se stimoliamo elettricamente la
superficie in corrispondenza delle aree motorie, noi avremo un movimento di un determinato segmento
corporeo: come nell'animale quello visto da Penfield, il quale stimolava la corteccia motoria con
microelettrodi intracellulari e aveva la risposta di un determinato segmento corporeo.
La stimolazione elettrica transcranica ha un limite: è molto dolorosa; perché per stimolare il cervello dentro,
dalla superficie, devi dare una certa intensità di corrente e siccome noi abbiamo terminazioni sensitive sul
cuoio capelluto naturalmente si prova dolore.
Con la stimolazione magnetica transcranica invece non abbiamo nessun dolore in quanto il campo
magnetico attraversa in maniera indolore la teca cranica e arriva a stimolare superficialmente i neuroni della
corteccia; il limite di quest'ultima è che siccome l'intensità di corrente decresce molto con la distanza, si
arriva sulla superficie corticale ma non riesce ad andare in profondità.
Inoltre, il vantaggio della stimolazione magnetica transcranica è quella di determinare le cosiddette lesioni
virtuali, virtuale perché assolutamente reversibile; quindi puoi vedere gli effetti ipotetici di una lesione sul
comportamento, sul pensiero, sul ragionamento, ecc. con una risoluzione temporale strettissima, di
millisecondi.
Poi abbiamo la Risonanza magnetica, oggi si tende ad integrare la stimolazione magnetica transcranica con
la risonanza magnetica funzionale perché entrambe queste due metodiche possono darci delle informazioni
notevoli, solo che l'ideale sarebbe fare la stimolazione magnetica mentre si fa la risonanza magnetica
funzionale.
Comunque quanto alla risonanza magnetica nel momento in cui compiamo un'azione qualsiasi (calcolo
mentale, immaginarsi mentalmente qualcosa) si attivano determinate aree, e questo lo possiamo vedere,
quindi possiamo in qualche modo collegare quella funzione che stiamo compiendo, con l'attivazione di
determinate aree cerebrali.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 13. Potenziali evocati motori - MEP
Potenziali evocati motori - MEP
I potenziali evocati motori li facciamo regolarmente da un punto di vista diagnostico quando il nostro
paziente presenta disturbi motori.
Così stimoliamo la corteccia e registriamo in periferia fino al muscolo, questo appunto è il potenziale
d'azione motorio, dopodiché si misurano determinati parametri per vedere se è tutto normale.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 14. Mappe cerebrali
Le prime aree che sono state studiate, sono le aree motorie e le aree sensitive le famose aree Penfieldiane
(area motoria primaria e area motoria secondaria) perché sono sempre state quelle più facili da studiare, sia
per l'effetto immediato sia perché più superficiali, più esposte, quindi più facili anche da studiare.
Si sono studiate le cosiddette MAPPE motorie e sensitive.
La Mappa o motoria o sensitiva è un insieme di neuroni che sono legati da connessioni intrinseche tra di loro
(connessioni sinaptiche, funzionali ecc.) e sono aggregati in una maniera tale da avere una determinata
funzione.
Queste mappe corticali, motorie e sensitive possono modificarsi, in virtù del concetto di plasticità.
Le mappe possono essere modificate da una serie di cose:
• perché c'è per esempio un esteso uso di un dito che modifica la rappresentazione corticale di questo dito; si
può modificare perché oltre che all'eccessivo uso del dito si ha anche una stimolazione eccessiva apportata a
questo dito, (che è un poco come l'eccessivo uso perché l'uso non fa altro che mandare afferenze anche
sensitive);
• in condizioni normali, fisiologiche, legata al normale apprendimenti, al normale sviluppo, inoltre anche
per stimolazione elettrica esterna;
• in condizioni di patologia per lesioni, come potrebbe essere in seguito a lesione di un nervo o in seguito
alla fusione di dita (es. amputazione di dita).
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 15. Rappresentazione dell homunculus sensitivo
L'area sensitiva primaria, post-Rolandica, è speculare a quella motoria.
Si ha una eccessiva rappresentazione della faccia, della mano e del pollice, con tronco, piede e gamba molto
piccoli: ciò perchè l'utilizzo che si è avuto nel corso dei miliardi di anni si è modificato, da che l'uomo da
quattro zampe ha assunto la posizione eretta diventando homo sapiens, probabilmente si sono sviluppati
recettori notevoli nelle parti superiori del corpo rimanendo pressochè simili quelli degli arti inferiori;
soprattutto i recettori delle mani hanno assunto una notevole funzione perchè noi uomini con le mani
comprendiamo il mondo, il nostro cervello in fondo è nelle mani.
La conoscenza del mondo, la conoscenza degli altri, la si realizza con le mani (si pensi ad un soggetto cieco
avrà questa rappresentazione delle mani molto più sviluppata rispetto un soggetto normale) e non soltanto le
mani ma anche la faccia perché per esempio se pensiamo alla prima cosa che fa un bambino nella fase di
apprendimento è prendere gli oggetti e portarli alla bocca, quindi bocca, faccia e mani devono avere una
rappresentazione maggiore, proprio perché espletano delle funzioni che sono importantissime.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 16. Suddivisione dell’encefalo
- Romboencefalo è la parte più bassa e si divide in metencefalo e mielencefalo.
Il metencefalo è formato da ponte e cervelletto; mentre il mielencefalo è formato da bulbo o midollo
allungato .
Il romboencefalo è la parte più antica ed è specializzato nelle funzioni involontarie, quindi soprattutto per la
circolazione, per la respirazione, ecc.
- Mesencefalo è la zona di passaggio dei peduncoli cerebrali
- Proencefalo si divide in diencefalo e telencefalo; il Diencefalo che comprende il sistema limbico,
l'ipotalamo, l'ippocampo e che presiede a determinate funzioni vitali quali possono essere la fame, la sete,
l'istinto di sopravvivenza; il Telencefalo che è la corteccia ovvero la parte dove hanno sede tutte le funzioni
cognitive, motorie, sensitive, intelligenza, linguaggio, ecc.
Questi tre cervelli in fondo sono divisi in questa maniera però poi è chiaro che sono tutti un solo cervello,
non sono tre cervelli divisi e distinti ma sono un unico cervello.
Il cervello, inoltre, ha all'interno delle cavità che sono i ventricoli cerebrali, nei quali circola il liquido
cefalorachidiano che circonda e bagna le superfici esposte del SNC.
Esso è prodotto a livello dei plessi corioidei (nei ventricoli cerebrali), poi attraverso i forami di Monro si
porta al terzo ventricolo, attraverso l'acquedotto del Silvio va al quarto ventricolo e attraverso i fori detti del
Luschka e del Magendie si porta nello spazio subaracnoideo o per meglio dire negli spazi periencefalici,; poi
viene riassorbito dalle granulazioni del Pacchioni che sono presenti nella parete del seno sagittale.
Il liquor è importante perché da nutrimento, serve da cuscinetto per gli urti funge quindi da protezione e
altro.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 17. Funzionamento dei due emisferi cerebrali
I due emisferi sono assolutamente identici, speculari, possono assolvere le stesse funzioni in quanto hanno le
stesse aree rappresentative però poi nel corso dello sviluppo si sono ritagliati ciascuno una propria funzione
per evitare la competizione interemisferica.
Quello che noi sappiamo dei due emisferi è che si sono divisi sostanzialmente alcune funzioni:
• l'emisfero destro nei destrimani si è specializzato soprattutto nei compiti spaziali, sull'attenzione visuo-
spaziale, sull'attenzione guidata, sul riconoscimento di voci, sull'esecuzione di disegni.
• l'emisfero sinistro nei destrimani ha prevalentemente una funzione del linguaggio, nell'analisi, da
ragionamento simbolico.
Questi due emisferi sono collegati attraverso il corpo calloso da fibre intercallosali che sono fibre
interemisferiche inibitorie.
Esempio: se l'emisfero sinistro per il linguaggio assume la funzione predominante è perché dall'area del
linguaggio dell'emisfero sinistro passano fibre inibitorie attraverso il corpo calloso che vanno ad inibire
l'area del linguaggio dell'emisfero destro; ma, di contro, dall'area del linguaggio dell'emisfero destro passano
pure fibre inibitorie, l'inibizione è reciproca, solo che quella che prevale rispetto all'altra ha il sopravvento.
Questo viene evidenziato mediante risonanza magnetica funzionale in particolare nei pazienti con ictus
cerebrale dove si nota che quando si lede l'area del linguaggio dell'emisfero sinistro, l'emisfero destro può in
qualche modo subentrare nella funzione; è come se l’emisfero destro avesse delle capacità inibite dall'altro
emisfero che dal momento in cui quell'emisfero ha una lesione quelle funzioni vengono disinibite e quindi si
possono manifestare.
Questa nozione che il linguaggio fosse più sviluppato nell'emisfero sinistro lo dobbiamo a Brocà e a
Vernike.
Brocà ha visto che il piede della seconda circonvoluzione frontale, a sinistra era deputata al linguaggio
verbale, mentre Vernike che la prima circonvoluzione temporale era al linguaggio udito. Per questo i
soggetti che hanno lesioni nell'aria di Broca non riescono a parlare (afasici motori), mentre soggetti con
lesione nell'aria di Vernike non comprendono, cioè sentono ma non capiscono il linguaggio (afasica
sensoriale).
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 18. Vie neuronali motorie
I neuroni di moto sono due :
• il motoneurone superiore o il primo neurone di moto ed è localizzato nella corteccia (sono le grandi
cellule piramidale di betz nella corteccia motoria)
• secondo neurone di moto che è localizzato a livello delle corna anteriori del midollo spinale.
Il primo neurone di moto è diretto tramite un assone al secondo neurone di moto attraverso le vie piramidali
formate quindi da un insieme di assoni che dal primo neurone di moto si mettono in contatto con il secondo
neurone di moto (corna anteriori del midollo spinale)--> VIA MOTORIA PRINCIPALE.
Accanto a questa via motoria principale (senza la quale il movimento non può avvenire), ci sono VIE
MOTORIE COLLATERALI, di supporto, che sono le vie extrapiramidali, di cui fanno parte cervelletto e i
nuclei della base che servono per affinare questo movimento, regolarlo, orientarlo, temporizzazzarlo, ecc.
serve proprio per guidare il movimento.
Piramidale ed extrapiramidale convergono direttamente o indirettamente a livello del secondo neurone di
moto, il quale ha il compito fondamentale di portare questo impulso alla periferia, la periferia che è il
muscolo perché l'effettore principale è il muscolo.
Dal secondo neurone di moto si arriva al muscolo mediante la radice anteriore che contiene gli assoni del
secondo neurone di moto.
Quindi dalla radice anteriore, che poi con la radice posteriore forma il nervo misto, l’impulso arriva al
muscolo dove poi l'unità contrattile elementare è l'unità motoria.
L’unità motoria è l’insieme di fibre muscolari innervate da un solo motoneurone o da un solo assone; l'unità
motoria è l'unità contrattile elementare perchè nel momento in cui viene stimolato un motoneurone si
contraggono tutte le fibre muscolari che fanno parte di quell'unità motoria. Quindi non si contrae mai una
singola fibra muscolare bensì si contraggono volontariamente tutte le fibre che fanno parte di quella unità
motoria.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 19. Vie Motorie Piramidali
Le uniche formazioni grigie all'interno dell'encefalo sono i nuclei della base perché per il resto all'interno
dell'encefalo è tutto bianco (significa che siamo in presenza di assoni mielinizzati).
Il grigio significa che siamo in presenza di neuroni, quindi i nuclei grigi della base contengono neuroni.
I nuclei grigi della base sono:
• striato:
o caudato
o lenticolare:
- putamen
- globus pallidus
• talamo
• nucleo sub-talamico
• substanzia nigra
• nucleo rosso
Queste formazioni grigie e il talamo delimitano uno spazio bianco che si chiama capsula interna.
Il fascio piramidale passa dei 2/3 anteriori del braccio posteriore della capsula interna.
Quindi per capsula interna intendiamo uno spazio delimitato da questi nuclei grigi occupato dagli assoni
piramidale e da altri assoni.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 20. Fasci del tratto piramidale
Il tratto piramidale si può suddividere in:
• tratto cortico-spinale
• tratto cortico-bulbare: detto anche genicolato perché passa nella porzione della capsula interna detta
“ginocchio”
Da ciò si deduce che il tratto piramidale può avere il secondo neurone di moto a livello del midollo spinale
(serve per la motilità somatica di braccia e gambe), ma può avere anche il secondo neurone di moto a livello
dei nuclei motori dei nervi cranici.
A livello delle piramidi (midollo allungato) il fascio cortico-spinale decussa, divenendo fascio cortico-
spinale laterale che va nel cordone laterale del midollo, l'altra rimane fascio diretto cortico spinale anteriore
(che va quindi al cordone anteriore) e decussa poi a livello midollare.
Il fascio cortico-spinale va a finire alle cellule delle corna anteriori, quelle degli arti superiori vanno a finire
al rigonfiamento cervicale, quelli degli arti inferiori al rigonfiamento lombare.
Il fascio cortico-bulbare va a finire a livello dei nuclei motori dei nervi cranici (sono anche nervi sensitivi, si
pensi per esempio al trigemino).
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 21. Nuclei motori dei nervi cranici
1. nucleo dell'oculo- motore
2. nucleo motore del trigemino
3. nucleo dell'abducente
4. nucleo del faciale
5. nucleo del vago
6. nucleo dell'ipoglosso
I nuclei dei nervi cranici sono situati a vari livelli nel tronco encefalo, (il tronco encefalo è formato dal
mesencefalo, dal ponte e dal bulbo), quindi ce ne sono alcuni nel mesencefalo, alcuni nel ponte e alcuni nel
bulbo.
Man mano che il fascio cortico-bulbare incontra questi nuclei a vari livelli (a livello del mesencefalo, a
livello del ponte e a livello del bulbo) decussa e lascia questi rami ai nuclei dei nervi cranici:
7. a livello mesencefalo c'è il nucleo degli oculo-motori, e qui le fibre decussano e vanno a livello dell'
oculo-motore;
8. a livello del ponte c'è il nucleo motore del trigemino, qui le fibre decussano e vanno a livello del
trigemino;
9. a livello del ponte ci sono anche il nucleo dell'abducente e del faciale, per cui queste fibre decussano e
vanno a finire a livello del nucleo dell'abducente o del faciale;
10. a livello del bulbo ci sono il nucleo ambiguo di cui fa parte il vago e il nucleo dell'ipoglosso.
Il fascio cortico-bulbare dopo aver lasciato gli ultimi rami al nucleo dell'ipoglosso ed al nucleo ambiguo, a
questo punto decussa a livello delle piramidi e scende nel cordone laterale del midollo, fino a raggiungere o
il rigonfiamento cervicale o il rigonfiamento lombare per mettersi in connessione con le corna anteriori.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia 22. Nuclei della base
Fungono da filtro, da setaccio. È un setaccio che prende informazioni dall'intera corteccia, fa passare
determinate informazioni, ne blocca altre inutili e le riporta alla stessa area di partenza.
Quindi nelle sindromi extrapiramidali, come Parkinson e Huntington, avremo:
• la presenza di movimenti involontari, il filtro non funziona e compaiono movimenti inutili
• alterazione della postura e del tono muscolare (si pensi all'importanza che hanno i nuclei della base nella
regolazione della contrazione di muscoli agonisti ed antagonisti)
• repertorio motorio ridotto, ma non c’è una vera e propria paralisi
Parkinson e Huntington hanno commesso nello sviluppo dei loro studi, un paio di errori, ovvero:
• hanno inteso il sistema extrapiramidale come al di fuori del sistema piramidale, distinguendo nettamente la
sindrome piramidale dalla sindrome extrapiramidale; ora se è vero che clinicamente sono molto diverse è
sbagliato chiamarlo sistema extrapiramidale, in quanto anatomicamente è più un sistema prepiramidale,
perché i nuclei della base non hanno comunicazioni dirette con il midollo, quello che i nuclei della base
fanno è comunicare con la corteccia motrice, quindi precedono la via piramidale, ecco perché non è extra
piramidale;
• hanno inteso sistema extra piramidale tutto ciò che ci permette di muoverci e che non è sistema piramidale,
allora sulla base di questa definizione anatomica, il cervelletto è un sistema extrapiramidale, il nucleo rosso
è un sistema extrapiramidale, tutto è un sistema extrapiramidale. Quando parliamo di sindrome
extrapiramidale è una sindrome legata al danno di quei quattro nuclei; una lesione del cervelletto provoca
una sindrome cerebellare, non provoca paralisi, ma una alterazione non paralitica del movimento.
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Neurologia 23. Anatomia dei nuclei della base
I nuclei della base sono:
• telencefalici:
- caudato
- lenticolare (putamen- globus pallidus esterno e interno)
• diencefalici:
- subtalamo
- talamo
• mesencefalici:
- substantia nigra del sommering (componente reticulata e pars compacta)
- nucleo rosso
All'interno dell'encefalo, alla base, c'è un nucleo a forma di codina che costituisce il nucleo caudato, poi c'è
un nucleo a forma di lenticchia che è il nucleo lenticolare.
Più medialmente troviamo il talamo, e al di sotto del talamo si trova il nucleo subtalamico.
Ancora più sotto e medialmente c’è una piccolissima struttura, che però è la superstar, che è la substantia
nigra del sommering chiamata così perché è scura, accumula granuli di neuromelanina che derivano dal
catabolismo della dopamina, più si va avanti negli anni, più questi nuclei diventano scuri.
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Neurologia 24. Fisiologia dei nuclei della base
In realtà dire caudato e dire putamen sebbene anatomicamente diversi, sono la stessa cosa: tantè che questa
struttura viene chiamata neostrìato, in quanto è la parte filogeneticamente più recente cioè l'abbiamo noi
umani.
Invece il globus pallido, siccome è presente anche negli animali più antichi, è detto paleostriato.
In realtà c'è un altro elemento del quale non si sente parlare quasi mai perchè è poco conosciuto, che è
ancora più antico e che può essere reperito perfino nei rettili, il cosiddetto "archistriato": esso è costituito
fondamentalmente dall'amigdala che è implicata nel sistema limbico e in quelle funzioni che sono di base,
diciamo le più primitive (le emozioni, il desiderio, il rinforzo, la punizione, ecc.).
Se è vero che caudato e putamen insieme fanno la stessa cosa e si chiamano neostriato, il segmento interno
del globus pallidus assieme alla pars reticulata della substantia nigra del sommering sono un tutt'uno
funzionale e non hanno un nome comune.
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Neurologia 25. Via diretta e indiretta dei nuclei della base
I 4 nuclei della base sono inseriti nel contesto di due vie:
Via Diretta Cortico-strio-pallido-talamo-corticale
• la corteccia eccita il neostriato (caudato e putamen). In genere i neurotrasmettitori eccitatori sono
parecchi, ma tra questi la superstar è l'acido glutammico, il glutammato.
• Dal neostriato parte una nuova via che però è inibitoria (in genere i neurotrasmettitori gli inibitori sono
indicati come gaba-ergici o glicinergici), che si dirige verso quell'unità morfo-funzionale comune formata
dal segmento interno del pallido e dalla pars reticulata della substanza nigra del sommering;
• A questo punto, questa unità morfo-funzionale comune, inibita, non può svolgere bene il suo compito,
cioè quello di inibire il talamo
• Per cui il talamo non inibito, svolge bene il suo compito eccitatorio ed eccita la corteccia.
La corteccia eccita il neostriato (questo una volta eccitato svolge bene il suo compito, cioè di inibire le due
strutture successive), il neostriato eccitato inibisce il segmento interno del globus pallidus e la pars reticulata
della substantia nigra del sommering, (questi inibiti non possono svolgere bene il loro compito, il loro
compito era quello di inibire il talamo), il talamo quindi non inibito svolge bene il suo compito, cioè eccita
la corteccia, dando come risultato finale un segnale di "GO".
Via diretta globalmente segnale di Go, favorisce il movimento.
Via Indiretta Cortico-strio-pallido esterno-talamo-corticale
• La corteccia eccita il neostriato (caudato e putamen) , il quale inibisce il segmento esterno del globus
pallidus;
• Il segmento esterno inibito, non può svolgere bene il suo compito e quindi non può inibire il nucleo
subtalamico del Luis, (questo è un’altra superstar in quanto è l'unico del nuclei della base che è eccitatorio);
• Il nucleo subtalamico del luis, non inibito, svolge il suo compito e quindi eccita l’unità morfo- funzionale
comune ( segmento interno del pallido e la pars reticulata della substantia nigra).
Nella via diretta questa era l'ultima stazione prima del talamo, adesso invece ci troviamo nella condizione
diametralmente opposta: cioè prima nella via diretta si vede che il neostriato inibisce l’unità morfo
funzionale comune, invece nella via indiretta, arriviamo ad una condizione in cui segmento interno e pars
reticulata sono eccitati;
• Segmento interno e pars reticulata essendo eccitati, possono svolgere bene il loro compito che è quello
di inibire il talamo;
• Se il talamo è inibito, non può funzionare bene, derivandone così un segnale di "STOP".
Via indiretta globalmente segnale di Stop, inibisce il movimento.
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Neurologia 26. Dopamina
La dopamina è un neurotrasmettitore derivato dalla tirosina che costituisce la superstar dei neurotrasmettitori
dei nuclei della base.
La superstar ovvero la dopamina, si trova nella pars compacta della substantia nigra del sommering ed ha
azione modulatoria sul primo nucleo di relais (relè) delle vie diretta ed indiretta.
Cioè la dopamina dalla pars compacta della substantia nigra del sommering ha azione sia eccitatoria che
inibitoria, nel senso che globalmente si deve immaginare la dopamina come se fosse una bilancina che fa
pesare di più la via diretta rispetto alla via indiretta: quindi quando c'è dopamina tendiamo a muoverci bene,
fluidamente.
Essendo una via modulatoria ha la grandissima capacità di modificarsi in relazione alle necessità: quindi
globalmente la dopamina favorisce il movimento ma ciò non toglie che modulare la dopamina significhi
poter governare questa bilancia e favorire o meno la via diretta o la via indiretta.
Come fa la dopamina a svolgere questa duplice azione?
È vero che la dopamina è un solo neurotrasmettitore però è pur vero che esistono due recettori:
• D1 è accoppiato ad un sistema di proteine che hanno azione eccitatoria
• D2 unendosi alla stessa dopamina identica ha azione inibitoria
Quindi se si immaginano questi due recettori come compresenti, la stessa dopamina su una parte ha azione
eccitatoria è su una parte ha azione inibitoria; è il recettore che fa la differenza.
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Neurologia 27. I circuiti cortico-sottocortico corticali: circuito motorio
Coordina soprattutto gli aspetti del controllo motorio di natura cognitiva, cioè: la pianificazione, la scelta del
programma motorio (non è tanto "mi muovo bene da qua a là", è "scelgo come arrivare là"), l'esecuzione
delle strategie motorie (cioè una volta che ho programmato che andare da qua a là mi è più energeticamente
di risparmio andarci in un determinato modo piuttosto che in un altro, mentre lo faccio, lo faccio anche bene,
cioè coordino i movimenti intesi come direzione del movimento, grazie ai nuclei della base) .
In particolare i nuclei della base servono per avviare le sequenze motorie generate internamente, (cioè io ho
deciso di andare lì, l'ho scelto io internamente, senza nessuno stimolo esterno), quindi per iniziare, perché si
abbia il segnale di GO è necessario che funzionino i nuclei della base.
Le aree che sono interessate sono, non solo l'area motrice primaria ma anche le cortecce premotorie, in
particolare la supplementare motoria che è proprio quella della programmazione del movimento e
dell'esecuzione dei movimenti generati internamente, ossia senza nessun motivo esterno.
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Neurologia 28. Acinesia
Nella malattia di Parkinson o comunque nelle malattie extrapiramidali in generale, siccome viene a mancare
l'avvio della sequenza generata internamente si verifica un fenomeno che viene chiamato acinesia inteso
come non solo paucità di movimenti ma anche e soprattutto come deficit dell'avvio della sequenza motoria
generata internamente.
Esempio: sequenza generata esternamente, c'è un giocattolo, noi siamo esortati dall'esterno a compiere
questo movimento, il movimento quindi è generato da uno stimolo esterno, da un qualcosa che suscita
l'interesse. Un conto è "parto ed eseguo il movimento" (movimento interno) e un conto è "vedo una cosa che
m'interessa parto ed eseguo il movimento" (movimento esterno).
Quando viene meno la capacità di muoversi spontaneamente, cioè di avviare spontaneamente la sequenza
motoria ci dobbiamo appoggiare ai segnali esterni, nella acinesia che si ha nel Parkinson succede proprio
questo.
L’acinesia è l’ incapacità ad avviare il movimento generato internamente: se non posso muovermi perchè ho
generato autonomamente lo start, devo sfruttare i segnali esterni.
Tant'è che esiste un fenomeno nel Parkinson che è la cosiddetta CINESIA PARADOSSA ovvero un
parkinsoniano di vecchia data, che è fermo da tanto, che non si muove più, che non si muoverebbe mai, c'è
un incendio si alza e corre, quanto più forte è emotivamente lo stimolo esterno quanto più il paziente si
muove, ecco perché i soggetti che stanno accanto al parkinsoniano imparano questi trucchi queste strategie.
Bisogna quindi che il movimento sia generato esternamente e non internamente, esempio toccare le mani del
paziente e dire “dai andiamo”.
Irene Mottareale Sezione Appunti
Neurologia